Rivista Liturgica 4/2023

Una liturgia di suoni

Nella liturgia non ci limitiamo a cantare, o ad ascoltare melodie; nella liturgia veniamo immersi in un vero e proprio ambiente sonoro: il rumore dei passi, dell’acqua che viene versata, il tintinnio del turibolo, il “fruscio” dell’aria nelle canne dell’organo… Tutto l’universo sonoro che viene a crearsi contribuisce a immergere il fedele nella celebrazione, nel mistero. E in una liturgia intesa in genere ritus, anche ciò che è apparentemente secondario diviene epifania del mistero.

È noto come nella storia delle religioni la musica sia rito – non esiste musica senza rito e rito senza musica-, e legata alla manifestazione del divino.
Ed è interessante che la Conferenza Episcopale italiana, nelle Indicazioni e norme per la “Messa dei giovani” (27 gennaio 1970), evidenziava come:«l’espressione musicale ha nella liturgia, e specialmente nella Messa, [avesse] un valore sacramentale» (n. 12). Nel medesimo numero infatti si aggiunge: «Il canto e la musica esprimono la comu- nità, favoriscono la fusione e infervorano la preghiera. Il canto liturgico di una intera assemblea è una preghiera solenne e commovente insieme».

Ma quale musica? Quale melodia riesce realmente ad aprire al mistero?
La musica dovrebbe portare un turbamento emotivo, condurre, coloro che celebrano, ad un livello simbolico, ad una esperienza differente. Il suono dovrebbe “rompere” con l’ambiente sonoro che normalmente ci circonda. La musica nella liturgia dovrebbe condurre ad una zona liminale, che apre al mistero ma allo stesso tempo non permette di afferrarlo, lasciandolo tale.

Dobbiamo constatare, purtroppo, come non tutto quanto prodotto dal postconcilio ad oggi (anzi, forse solo una minima parte) offra ai fedeli una esperienza significativa nella liturgia, senza considerare le opinioni differenti su ciò che può andare bene per la liturgia e ciò che invece debba rimanerne fuori.
In questi sessant’anni dalla pubblicazione di Sacrosanctum Concilium, proprio in virtù della Costituzione Conciliare stessa, delle diverse interpretazioni del VI capitolo, De musica sacra, abbiamo assistito a dibattiti tra le diverse Associazioni italiane, tra i diversi compositori di musica per la liturgia. C’è stato chi ha messo in luce solo il primato dell’organo, ribadendo l’assunto conciliare: «Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa» (n. 120), o chi si è sbilanciato solo sulla possibile ammissione nella liturgia di altri strumenti, sempre basandosi su quanto affermato dal medesimo numero.
Tali posizioni sono ancora presenti in questo fascicolo di RL, e naturalmente, se a Rivista Liturgica è chiesto di verificare la scientificità dei contenuti, dall’altra i giudizi “personali” sono responsabilità dei singoli autori (in modo particolare ci riferiamo ai giudizi – severi – presenti nell’articolo di A. Sabatini e ai contributi dell’Associazione Universa Laus, che hanno trovato accoglienza in questo numero e testimoniano il lavoro e la ricerca di musicisti e musicologi italiani contemporanei).

D’altra parte ci si domanda perché non rileggere il “dualismo” di SC come una ricchezza e non in un paradigma oppositivo. Dobbiamo cambiare il nostro sguardo sul Concilio, e forse orientarci verso un orizzonte più complesso (o complessivo), che sappia tenere insieme i due opposti: il patrimonio di musica sacra (e quindi di fede) che ci appartiene, insieme alle nuove composizioni, nate dagli ordines post conciliari; l’organo e gli altri strumenti musicali; la schola e l’assemblea.

Il presente fascicolo di RL è dedicato al suono nella liturgia, e al suono prodotto dagli strumenti musicali, da molteplici prospettive, antropologiche, storiche, liturgiche, con un approfondimento di due strumenti diversi: l’organo e il tamburo.

Ci auguriamo che i contributi pubblicati possano realmente alimentare un dibattito costruttivo, intelligente, profondo, privo di sterili accuse e di giudizi ideologici, e sostenere anche la ricerca sul piano pratico musicale e compositivo.

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